La festa è una celebrazione del culmine, e quanto più a nord viaggiamo tanto più potente è questo rito.
Il sole nato al solstizio d’inverno ha respinto le potenze dell’oscurità riducendole a poche ore notturne. Ma così facendo si è esaurito (in molti miti solari è ferito in battaglia) ed è a questo punto che la sua presa si allenta. L’oscurità ricomincia a infiltrarsi silenziosamente.
L’interazione delle forze della natura continua, tessendo fili di tensione, vita e morte, buio e luce, maschio e femmina, spingere e tirare. Se il Solstizio d’Inverno riguarda la potenza del femminile oscuro, il tempio dell’utero, la valle profonda, il calderone, l”interiore” e il ricettivo, allora il solstizio d’estate è un momento per venerare la potenza della luce, il maschile, la cima della montagna, la lama della spada, l’esteriore e l’assertivo. Entrambe le qualità esistono in ogni anima e vengono espresse nei mutevoli flussi della vita.
Emma Restall Orr – I Principi del Druidismo