Luglio era il mese della lettura di George Simenon. O di Zafon. O di Kate Morton. O di Murakami.
Era il mese in cui la stanchezza iniziava a farsi sentire. In cui il cervello era spesso annebbiato. Come se il peso delle fatiche invernali esplodesse all’improvviso, andando a invadere ogni cellula, ogni molecola. Rendendo difficile – a volte impossibile – ogni singolo movimento, pensiero o azione.
Luglio era anche stato il mese delle scorribande più selvagge. Degli amori folli e forti. Delle grandi passioni. Delle grandi amicizie. Delle grandi “manovre emotive”.
Aveva da sempre una canzone nel cuore. Sweet Child O’Mine. Guns’n’Roses.
“Where do we go now?” e’ la frase che si ripete quasi all’infinito alla fine.
In fondo era un po’ la sua frase.
Perché tutto si muove, continuamente.
Tutto cambia.
Non ci sono mai veri momenti di stasi, di riposo. Tutto si muove, sempre e comunque.
Era assorta in questi pensieri quando alla radio passò Sweet Child O’Mine.
E mentre Axl Rose le chiedeva “where do we go now?”, le venne in mente che oggi è il 12 luglio. E che una fase della sua vita si sta indubbiamente e inevitabilmente chiudendo. E che un’altra sta sicuramente iniziando.
Chissà Where do I go now?
Beh, è luglio.
Tutto può succedere.